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Consumo suolo

Perché fermare il consumo del suolo

Articolo aggiornato il 26-06-2017

Il nostro paese deve difendersi dal continuo aumentare del consumo del territorio perché tale fenomeno ha raggiunto negli ultimi decenni livelli sproporzionati alle reali necessità di sviluppo del paese devastando moltissime aree anche di pregio. Basta guardarsi attorno per capire come sono enormemente aumentate le zone urbanizzate, in cui sono presenti costruzioni pubbliche e private, grandi infrastrutture stradali e ferroviarie, aree destinate al commercio, alla produzione e all’artigianato con le loro connessioni e collegamenti viari; a discapito delle aree agricole o naturali. Vediamo quali sono le motivazioni che ci spingono a bloccare questa grave ferita ambientale e segnaliamo i link di istituti o associazioni che si interessano della difesa del territorio.
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Consumo suolo
Una delle malattie più gravi del nostro “Bel Paese” è quella legata al consumo suolo, fenomeno di vastissima entità che ci deve fortemente preoccupare perché il territorio non è una risorsa inesauribile. La tutela del suolo deve essere fatta per salvaguardarlo dagli appetiti della speculazione che se non limitata o meglio bloccata cerca continuamente di asfaltare e cementificare tutte le aree possibile anche quando, come in numerosissimi casi, gli edifici e i capannoni restano vuoti. Con la cementificazione si trasformano parti di territorio naturale o agricolo in maniera praticamente irreversibile. Così facendo si sottrae terreno all’agricoltura e alla silvicoltura che producono ricchezza reale per le comunità e il paese tutto; mentre la cementificazione non incentiva occupazione né migliora la qualità di vita dei cittadini. Sembra incomprensibile che si debba fare un consumo del territorio così grande in un paese che da decenni non ha avuto un significativa crescita demografica questo cattivo fenomeno è legato principalmente alla costruzione di capannoni, parcheggi, centri commerciali, svincoli, aeroporti, cave e discariche. Per il deprecabile fenomeno del consumo del suolo il picco massimo si è verificato negli anni '90, in cui si sfiorarono i 10 mq al secondo perduti. Il suolo asfaltato e cementificato occupa oltre il 7% del territorio nazionale; il dato è più grave di quanto può apparire a prima vista, dal momento che il consumo di suolo è massimo in pianura (23% del territorio) e minimo in montagna (35% del territorio). Questa distruzione di terreno fertile ha comportato una perdita di produzione agricola pro capite equivalente a circa 60 kg di grano all’anno. L’Unione Europea per la prima volta si è posta l’obiettivo di azzerare il consumo di suolo entro il 2050; a tale proposito il governo italiano si è conformato alla direttiva approvando nel mese di dicembre 2013 un disegno di legge sul «Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato» per difendere l'uso agricolo dei terreni e orientare l'espansione edilizia sulle aree già urbanizzate attraverso interventi di riqualificazione e trasformazione urbana.

Consumo suolo: Funzioni del suolo 
Per arrivare ad una corretta difesa del suolo è importante conoscere le funzioni sia naturali che indotte dall’uomo legate al suo utilizzo, quali:
1. la produzione agricola e alimentare (biomassa vegetale e materie prime agroalimentari essenziali per la sopravvivenza umana);
2. la silvicoltura (protezione ambientale e produzione legname);
3. i pascoli (alimentazione animale);
4. la biomassa vegetale per la produzione energetica (forestale - residui agricoli, forestali, della lavorazione del legno, agro/industriali e dell'industria alimentare - colture energetiche come bioetanolo e biodiesel);
5. l’assorbimento di sostanze tossiche o inquinanti - azione protettiva di filtro e barriera, che permette di mitigare gli effetti negativi di sostanze inquinanti, frenandone il passaggio nelle acque sotterranee o nella catena alimentare;
6. la produzione di fibre tessili (di origine animale o vegetale), pelli e altri prodotti.
Il suolo ha anche altre funzioni rilevanti come le seguenti:
conservazione della biodiversità, riferita agli organismi presenti nel terreno 
regolazione idrica come il ciclo dell'acqua, l’assorbimento acqua piovana, la sicurezza idrogeologica, …
regolazione dei cicli degli elementi fondamentali per la vita come azoto, fosforo, zolfo  
• strategica che ci permette di mantenere superfici di terra non inquinate e capaci di appagare bisogni e aspettative di prosperità delle generazioni che verranno.

Consumo suolo: Perchè fermarlo
Uno dei principali motivi che ci spingono a fermare il consumo del territorio è quello del “mantenimento in loco della popolazione”, in particolare nelle aree montane, che poi si lega all'incremento delle attività produttive ed allo sviluppo di queste zone. Altre importanti ragioni sono: 
1. deterioramento e frammentazione del paesaggio, che si ripercuote su ecosistemi, flora/fauna, assetto idrogeologico
2. incremento delle spese per l’urbanizzazione e la fornitura di servizi ai cittadini
3. cambiamento della politica urbanistica privilegiando il recupero degli edifici rispetto alla loro costruzione ex novo
4. riequilibrio tra le attività umane e l’ambiente naturale
5. miglioramento dell’ambiente in cui le piante catturano l’anidride carbonica e regolano il clima nelle varie stagioni, le acque vengono drenate, le coltivazioni hanno la possibilità di crescere liberamente senza venir inquinate, ….

Rapporto Ispra 2017
L’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) si occupa della tutela del suolo e tra i dati che ha evidenziato risulta che nel 1956 era urbanizzato il 2,8% del territorio, contro la media europea del 2,3%. In particolare l'Annuario Ambientale Ispra 2017, di cui citiamo una sintesi, rileva che "il consumo di suolo In Italia non accenna a diminuire, si è passati dal 2,7% di suolo consumato negli anni ’50, al 7,64% nel 2016.
Permane nel 2017 la criticità del consumo di suolo nelle zone periurbane e urbane a bassa densità, in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali, unitamente alla criticità delle aree nell’intorno del sistema infrastrutturale, più frammentate e oggetto di interventi di artificializzazione a causa della maggiore accessibilità. I dati confermano l’avanzare di fenomeni quali la diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato e la densificazione di aree urbane dall’altro, accompagnati da un’intensificazione agricola. Tali processi riguardano soprattutto le aree costiere mediterranee e le aree di pianura, mentre al contempo, soprattutto in aree marginali, si assiste all’abbandono delle terre e alla frammentazione delle aree naturali. Il consumo di suolo con le sue conseguenze, rallenta ma non accenna a fermarsi. Il rallentamento non sufficiente della sua velocità, dovuto alla crisi economica degli ultimi anni, rende evidente che non vi sono ancora strumenti efficaci per il governo del consumo di suolo, e ciò rappresenta un grave "vulnus" in vista della auspicata ripresa economica, che non dovrà assolutamente accompagnarsi ad una ripresa della artificializzazione del suolo che i fragili territori italiani non possono più permettersi. Non possono permetterselo neanche dal punto di vista strettamente economico, come ci indica la Commissione Europea, alla luce della perdita consistente di servizi ecosistemici e al l’aumento di quei “costi nascosti”, dovuti alla crescente impermeabilizzazione del suolo che anche in questo Rapporto sono presentati al fine di assicurare la comprensione delle conseguenze dei processi di artificializzazione, del le perdite di suolo e del degrado a scala locale anche in termini di erosione dei paesaggi rurali, perdita di servizi ecosistemci e vulnerabilità al cambiamento climatico. Un consistente contenimento del consumo di suolo è la premessa per garantire una ripresa sostenibile dei nostri territori attraverso la promozione del capitale naturale e del paesaggio, l’edilizia di qualità, la riqualificazione e rigene razione urbana, oltre al riuso delle aree contaminate o dismesse. Per questo obiettivo sarà indispensabile fornire ai Comuni e alle Città Metropolitane indicazioni chiare e strumenti utili per rivedere anche le previsioni di nuove edificazioni presenti all’interno dei piani urbanistici e territoriali già approvati. In questo quadro lo sforzo del SNPA con il Rapporto si pone come punto fermo, fornendo un supporto conoscitivo autorevole per l’impostazione e la definizione di un efficace nuovo quadro normativo e per un maggiore orientamento delle politiche territoriali verso la sostenibilità ambientale e la tutela del paesaggio.
La stima del consumo di suolo a livello nazionale, in percentuale sulla superficie territoriale e in chilometri quadrati: a Novembre 2015 Consumo di suolo (%)7,63 7,64 (kmq) 22.989 a Giugno 2016 Consumo di suolo (%)7,63 7,64 (kmq) 23.039.
Le aree più colpite risultano essere le pianure del Settentrione, dell’asse toscano tra Firenze e Pisa, del Lazio, della Campania e del Salento, le principali aree metropolitane, delle fasce costiere, in particolare di quelle adriatica, ligure, campana e siciliana. Nel 2016, in 15 regioni viene superato il 5% di consumo di suolo, con il valore percentuale più elevato in Lombardia e in Veneto (oltre il 12%) e in Campania (oltre il 10%). Seguono Emilia - Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Puglia e Liguria, con valori compresi tra l’8 e il 10%. La Valle d’Aosta è l’unica regione rimasta sotto la soglia del 3%. La Lombardia detiene il primato anche in termini assoluti, con quasi 310 mila ettari del suo territorio coperto artificialmente (circa il 13% dei 2,3 milioni di ettari del consumo di suolo nazionale è all’interno della regione Lombardia), contro i 9.500 ettari della Valle D’Aosta.

Consumo suolo: Siti web rilevanti
Segnaliamo alcuni siti di associazioni ed enti che si interessano di difesa del suolo e del contenimento del consumo del suolo. L'A.Di.S. Associazione Nazionale Difesa del Suolo (no profit) opera per ricercare strategie atte a spingere e rilanciare l’attività di difesa del suolo coinvolgendo tutti i soggetti interessati, sia pubblici che privati, per la stesura di progetti condivisi da coloro che attualmente sono protagonisti nella corretta gestione del territorio. STOp al Consumo di Territorio un movimento di opinione per la difesa del diritto al territorio non cementificato; sul suo sito pubblica un manifesto nazionale contro il consumo del territorio che nell’ultimo decennio ha assunto proporzioni preoccupanti e una estensione devastante; indicando anche i vari perché dello stop. Legambiente è un’associazione no profit le cui attività provengono dall'impegno volontario di migliaia di cittadini che svolgono una serie di azioni atte a tenere alta l'attenzione sulle emergenze ambientali italiane. Sul suo sito si trovano numerose informazioni e articoli che hanno come oggetto il consumo del suolo. L’Ispra (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Ricerca Ambientale) mette a disposizione sul suo portale alcune tabelle e grafici riassuntivi del fenomeno del consumo del territorio negli ultimi 50 anni; inoltre si possono trovare informazioni e articoli che riguardano la tutela del suolo e le azioni che possono tenere sotto controllo questo triste fenomeno.
 
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