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Green economy
La "Green economy" italiana
Articolo aggiornato il 27-09-2017La “Green economy” è una delle poche armi che abbiamo a disposizione per combattere la crisi economica e la disoccupazione giovanile; questo settore con le sue molteplici attività ci può dare molti posti di lavoro in diversi campi come le energie rinnovabili, la difesa del suolo, la corretta gestione dei rifiuti, la tutela delle acque e dell'aria, .... Dai dati che si ricavano da “Green Italy 2015" (rapporto sullo stato dell’economia verde italiana) si possono evidenziare diversi riflessi positivi sulla creazione di nuova occupazione legata alla sostenibilità ambientale.

Stato dell’economia verde italiana
I settori interessati dall'economia verde o "green economy" sono molteplici con attività che vanno dalla difesa del suolo alle energie alternative alla tutela dell'ecosistema ed altri numerosi campi produttivi. Si stanno affermando nuovi consumi e stili di vita in tutto il mondo che stanno accelerando la trasformazione dell’apparato produttivo.; tanto che la “green economy” attualmente è dentro la catena del valore delle aziende e costituisce un fondamentale fattore di competitività.
Al contrario di quanto sostenuto da molti, le scelte orientate verso la tutela ambientale non sono un fardello ma una eccezionale chiave per affrontare la crisi, in particolare in Italia. Ricalcando quanto già avvenuto nel settore agricolo, che nel mezzo di una crisi molte forte si è mosso verso la qualità delle produzioni e il miglioramento degli impatti ambientali, riuscendo così a rimettersi in gioco invertendo il trend negativo dell’occupazione nel settore, anche lo sviluppo dell’economia verde sta avendo riflessi positivi sulla creazione di nuova occupazione. Si tratta di un processo di trasformazione verso un modello di sviluppo attento alla sostenibilità ambientale, all’innovazione, qualità ed efficienza, e che non coinvolge solo nuove produzioni e professionalità ma che si allarga anche ad altri settori dell’attività produttiva come: chimica, farmaceutica, tessile, costruzioni, industria cartaria, legno-arredo, concia, nautica, alta tecnologia.
Nuove speranze per il lavoro e in particolare per l’occupazione dei giovani, in un periodo di forte crisi occupazionale, provengono dalla “Green economy”, che però non è tenuta nella giusta considerazione da parte delle nostre istituzioni mentre lo è molto di più nel mondo reale, basta pensare al formidabile aumento della percentuale sul totale delle energie rinnovabili che si è avuto negli ultimi anni. Su questi temi è stato presentato di recente il rapporto sullo stato dell’economia verde italiana Greenitaly 2015, sesta edizione del rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere sulla green economy italiana, da cui si desume che sempre più imprese fanno scelte green con 372.000 aziende italiane (24,5% delle imprese non agricole, nella manifattura il 32%) che durante la crisi hanno scommesso sulla green economy, per un valore di 102.497 mln di € (10,3% dell’economia nazionale).
Inoltre nel 2016, tra “green jobs” propriamente detti e posti di lavoro in cui sono richieste competenze green, l'economia verde ha fornito lavoro a 3 milioni di persone; questo numero corrisponde al 13,2% di tutta l'occupazione italiana; sempre legati all'ambiente si sono avuti 249.000 nuovi posti di lavoro nello stesso anno.
Dati sulla economia verde italiana
Le aziende del Greenitaly, grazie anche agli eco-investimenti, hanno un dinamismo forte sui mercati esteri più alto del resto del sistema produttivo italiano, infatti esportano per il 18,9% dei casi,contro il 10,7% di quelle che non investono. Nel settore manifatturo il dato è del 43,4% contro il 25,5%. La loro presenza è notevole anche nei mercati extra-europei vedi India, Cina, Sud Africa e Arabia Saudita. Inoltre innovano di più: il 21,9% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi, contro il 9,9% delle altre. Nel settore edile (13,5% contro 5,5%) e nel manifatturiero (30,7% contro 16,7%). Spinto da export e innovazione, il fatturato è aumentato, fra 2013 e 2014, nel 19,6% delle imprese che investono green, nel 13,4% delle altre. In particolare nel manifatturiero: 27,4% contro il 19,9%.
Non solo fatturato ma anche occupazione, infatti le imprese della “green economy” (che sono poco meno di un quarto del totale), sono previste assunzioni per più di 314.000 dipendenti, il 43,6% del totale delle assunzioni previste nell’industria e nei servizi (quasi il 60% nel settore manifatturiero). Il sistema produttivo italiano è leader europeo nella ‘riconversione verde’ dell’occupazione europea, vediamo che dalla fine del 2014, il 51% delle piccole e medie imprese italiane ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania (29%). Nel 2015 il 14,9% delle assunzioni totali ha riguardato il green jobs con: ingegneri energetici, agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termici a basso impatto ambientale. All’interno delle imprese la progettazione,la ricerca e lo sviluppo raggiungono il 67%, mettendo in evidenza lo stertto legame tra “green economy” e innovazione aziendale.
I settori interessati dall'economia verde o "green economy" sono molteplici con attività che vanno dalla difesa del suolo alle energie alternative alla tutela dell'ecosistema ed altri numerosi campi produttivi. Si stanno affermando nuovi consumi e stili di vita in tutto il mondo che stanno accelerando la trasformazione dell’apparato produttivo.; tanto che la “green economy” attualmente è dentro la catena del valore delle aziende e costituisce un fondamentale fattore di competitività.
Al contrario di quanto sostenuto da molti, le scelte orientate verso la tutela ambientale non sono un fardello ma una eccezionale chiave per affrontare la crisi, in particolare in Italia. Ricalcando quanto già avvenuto nel settore agricolo, che nel mezzo di una crisi molte forte si è mosso verso la qualità delle produzioni e il miglioramento degli impatti ambientali, riuscendo così a rimettersi in gioco invertendo il trend negativo dell’occupazione nel settore, anche lo sviluppo dell’economia verde sta avendo riflessi positivi sulla creazione di nuova occupazione. Si tratta di un processo di trasformazione verso un modello di sviluppo attento alla sostenibilità ambientale, all’innovazione, qualità ed efficienza, e che non coinvolge solo nuove produzioni e professionalità ma che si allarga anche ad altri settori dell’attività produttiva come: chimica, farmaceutica, tessile, costruzioni, industria cartaria, legno-arredo, concia, nautica, alta tecnologia.
Nuove speranze per il lavoro e in particolare per l’occupazione dei giovani, in un periodo di forte crisi occupazionale, provengono dalla “Green economy”, che però non è tenuta nella giusta considerazione da parte delle nostre istituzioni mentre lo è molto di più nel mondo reale, basta pensare al formidabile aumento della percentuale sul totale delle energie rinnovabili che si è avuto negli ultimi anni. Su questi temi è stato presentato di recente il rapporto sullo stato dell’economia verde italiana Greenitaly 2015, sesta edizione del rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere sulla green economy italiana, da cui si desume che sempre più imprese fanno scelte green con 372.000 aziende italiane (24,5% delle imprese non agricole, nella manifattura il 32%) che durante la crisi hanno scommesso sulla green economy, per un valore di 102.497 mln di € (10,3% dell’economia nazionale).
Inoltre nel 2016, tra “green jobs” propriamente detti e posti di lavoro in cui sono richieste competenze green, l'economia verde ha fornito lavoro a 3 milioni di persone; questo numero corrisponde al 13,2% di tutta l'occupazione italiana; sempre legati all'ambiente si sono avuti 249.000 nuovi posti di lavoro nello stesso anno.
Dati sulla economia verde italiana
Le aziende del Greenitaly, grazie anche agli eco-investimenti, hanno un dinamismo forte sui mercati esteri più alto del resto del sistema produttivo italiano, infatti esportano per il 18,9% dei casi,contro il 10,7% di quelle che non investono. Nel settore manifatturo il dato è del 43,4% contro il 25,5%. La loro presenza è notevole anche nei mercati extra-europei vedi India, Cina, Sud Africa e Arabia Saudita. Inoltre innovano di più: il 21,9% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi, contro il 9,9% delle altre. Nel settore edile (13,5% contro 5,5%) e nel manifatturiero (30,7% contro 16,7%). Spinto da export e innovazione, il fatturato è aumentato, fra 2013 e 2014, nel 19,6% delle imprese che investono green, nel 13,4% delle altre. In particolare nel manifatturiero: 27,4% contro il 19,9%.
Non solo fatturato ma anche occupazione, infatti le imprese della “green economy” (che sono poco meno di un quarto del totale), sono previste assunzioni per più di 314.000 dipendenti, il 43,6% del totale delle assunzioni previste nell’industria e nei servizi (quasi il 60% nel settore manifatturiero). Il sistema produttivo italiano è leader europeo nella ‘riconversione verde’ dell’occupazione europea, vediamo che dalla fine del 2014, il 51% delle piccole e medie imprese italiane ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania (29%). Nel 2015 il 14,9% delle assunzioni totali ha riguardato il green jobs con: ingegneri energetici, agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termici a basso impatto ambientale. All’interno delle imprese la progettazione,la ricerca e lo sviluppo raggiungono il 67%, mettendo in evidenza lo stertto legame tra “green economy” e innovazione aziendale.
Allargando la visione al di là dei "green jobs" veri e propri vediamo che la richiesta di competenze green assomma a 219.500 unità (totale di lavoratori ‘green’ pari a 294.200, il 59% della domanda di lavoro). Secondo Eurostat le imprese italiane, con 337 kg di materia prima per ogni milione di euro prodotto, non solo fanno molto meglio della media Ue (497 kg), ma si piazzano seconde tra quelle delle grandi economie comunitarie dopo le britanniche (293 kg), davanti a Francia (369), Spagna (373) e Germania (461). Dalla materia prima all’energia siamo secondi tra le grandi nazioni europee dietro alla Gran Bretagna. Dalle 17 tonn. di petrolio equivalente per milione di euro del 2008 siamo passati a 15: la Gran Bretagna ne brucia 12, la Francia 16, Spagna e Germania 18.
Altra buona prospettiva a livello nazionale e internazionale viene evidenziata dal fatto che nell’ultimo decennio in Italia si è avuta una notevole crescita delle attività legate alla ricerca nel settore delle tecnologie ambientali che ha generato una vera e propria specializzazione, permettendo in questo modo di avere importanti ricadute occupazionali anche aprendosi ai mercati mondiali. Una maggiore attitudine agli investimenti sulle tecnologie sostenibili si rileva al crescere della dimensione organizzativa e strutturale delle aziende, comunque anche le imprese di dimensioni più piccole presentano un continuo impegno strategico verso la green economy.
- Rapporto sullo stato dell’economia verde italiana “Green Italy 2015”
- Rapporto sullo stato dell’economia verde italiana “Green Italy 2015”
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